Fu edificato nel 1321 e ricostruito 300 anni dopo a causa delle demolizioni attuate da Carlo V. La facciata della chiesa è barocca, opera di Andrea Lazzari. Di importanza particolare è la cappella della Grotta d’oro o dell’Immacolata adiacente alla chiesa, con decorazioni in oro zecchino e pitture del Griscuolo risalenti al 1531. Durante il suo esilio a Gaeta nel 1848-49, in questa cappella Papa Pio IX meditò e preannunciò il Dogma dell’Immacolata concezione.
All’interno troviamo l’altare maggiore in stile barocco napoletano opera di Dionisio Lazzari (1673), il coro ligneo del XVII sec. dello scultore toscano Colangelo Vinaccio ai cui lati sovrastano due dipinti ad olio di Sebastiano Conca (1720), e il Polittico di Andrea Sabatini da Salerno (XVI sec.). Il Santuario è gemellato con il Santuario di Nostra Signora di Lourdes.
Via Annunziata, 21-23-23/A
La Cattedrale fu consacrata nel 1106 da Papa Pasquale II e dedicata alla Vergine Assunta, ai SS. Erasmo, Marciano e Probo. Fu edificata nell’area in cui sorgeva un’antica chiesa, quella di Santa Maria del parco (VII sec.) sorge, e di particolare rilievo è il campanile arabo-normanno risalente al XIII sec.
All’interno possiamo ammirare il Candelabro del cero pasquale, colonna istoriata XII sec.; “Vergine e Santi”, un dipinto ad olio di Sebastiano Conca XVIII; “San Francesco di Paola” olio su tela di Luigi Rizzo 1853;
Crocifisso ligneo argentato XVII sec.; Martirio di Sant’Erasmo olio su tela di Carlo Saraceni XVII sec.; La Pietà olio su tela di S.d’Abbadessa XIX sec.; L’Immacolata che schiaccia il serpente dipinto XVII sec.; Lapidazione di Santo Stefano dipinto XVII sec.; Padre Eterno con gli Angeli dipinto XVIII sec.; Tombe e spoglie dei Santi Erasmo, Marciano, Probo, Innocenzo, Casto, Secondino ed Euforia.
Via del Duomo
Tel. 0771 462255
Chiesa neogotica, edificata per volontà di Re Ferdinando II di Borbone sul luogo dove il Santo di Assisi vi costruì un piccolo romitaggio nel 1222. Fu totalmente ricostruita nel XIX sec. L’intera struttura è imponente, lunga è di 72 metri, larga 22, ha tre navate divise in pilastri che sostengono statue degli Apostoli. A sinistra del portale vi è la statua di Carlo II d’Angiò e a destra quella di Ferdinando II di Borbone, entrambe opera dello scultore Gennaro De Crescenzo. All’interno troviamo la statua del Redentore di Giuseppe e Vincenzo d’Annibale (1850), la tela dell’umiltà di san Francesco, il dipinto dell’Assunta di Gerolamo Imparato (XVI esc.), un dipinto del “Il Riposo nella fuga in Egitto” di Francesco Solimena (XVIII sec.).
Via San Giovanni Bosco
Tel. 0771/460037
La chiesa fu edificata nel 1434 e sorge all’interno di una fenditura nella montagna che arriva fino alla “Grotta del Turco”, che si creò, come narra la leggenda, al tempo della morte di Cristo, quando si squarciò il velo del tempio di Gerusalemme. Lungo la scalinata che porta alla “Grotta del Turco”, nella stretta spaccatura di roccia (una discesa di 330 gradini fino al mare) è possibile leggere sulla parete di destra un distico latino con la “Mano del Turco”, cioè le cinque dita nella roccia che, sempre secondo la leggenda, si sarebbero formate nel momento in cui un marinaio turco, miscredente, si appoggiò alla roccia che miracolosamente divenne come soffice creta. La chiesa sorge accanto all’antico monastero fondato quattro secoli prima da monaci benedettini. All’interno notevole è la Cappella del Crocifisso (XVI sec.)
Questi luoghi sono caratterizzati da un’incredibile suggestione, tanto che sono meta di continui pellegrinaggi da parte dei fedeli
Via della Trinità
Tel. 0771/462068 Fax 0771/465325
Fu edificata nel X secolo dal duca di Gaeta Giovanni IV. Di particolare importanza la cupola in stile arabo e il pavimento leggermente inclinato per permettere il defluire delle acque del mare nei periodi di alta marea essendo stata eretta nelle vicinanze del mare, all’esterno della cinta muraria. La piccola chiesa di S. Giovanni a Mare era conosciuta con il nome di S. Giuseppe, perché vi si riuniva la Confraternita dei falegnami, molto caratteristiche della Gaeta medievale per le diverse influenze architettoniche che vi si fondono. Edificata sul luogo di un edificio romano da cui materiale vario per le fondamenta e la costruzione. L’altare è ricavato da un sarcofago, le otto colonne che dividono le navate hanno capitelli di vario stile. Di particolare interesse è la cupola di arte bizantina.
Una chiesa particolarissima, a forma ottagonale con ingresso da uno dei lati su cui si trova la cantoria. L’altare maggiore del sec. XVII è opera dello scultore napoletano Dionisio Lazzari. Fino a non molti anni fa su di esso era incastonata l’icona della Madonna della Sorresca, ora custodita nello Stabilimento dell’Annunziata, che ne amministra i beni. Sulla destra si trova il vano adibito a sacrestia che dà accesso alla cantoria e al campanile. La facciata fu ritoccata a metà dell’800, nel corso dei lavori di ampliamento di via Duomo, e presenta un ampio portale con scala di accesso all’aula ottagonale e una monofora sovrapposta ad esso incorniciata da un timpano triangolare. Il campanile affianca la facciata ed incorpora anch’esso una monofora e diviene parte del fronte principale. La torre campanaria, a pianta quadrata, è costituita da archetti a tutto sesto e culminante a cupola emisferica. Il piccolo edificio sorse per suffragio popolare in onore della Vergine nel luogo in cui, nel ‘500, vi era un magazzino della famiglia Albito di Gaeta, nel quale si custodiva un quadro della Madonna ritenuto miracoloso. In questo deposito, prima della vendita, veniva conservato in barili di legno la “sorra”, ossia la pancia del tonno salata.
Piazza Traniello
In questo museo sono raccolti molti reperti risalenti all’epoca romana: vasi, utensili e un corredo funerario rinvenuti in città durante scavi per l’esecuzione di opere pubbliche o nelle acque del Golfo. Dall’antico “Castrum” un significativo repertorio di lapidi, capitelli, colonne e ceramiche medioevali dà notevole ricchezza all’esposizione.
Via Annunziata, 7
Tel. 0771/464293
Orario di apertura: dal Lunedì al Sabato dalle ore 16:30 alle 19:30
Sono qui raccolti dipinti su tela e su tavola dal secolo XIII al primo decennio della seconda metà dell’Ottocento. Le opere hanno quasi tutte soggetto religiosi e provengono dal Museo Diocesano del 1956, dalla Cattedrale e da altre chiese chiuse al culto.
Il numero maggiore è rappresentato dalle opere di Giovanni da Gaeta, artista della seconda metà del sec. XV. Altri pittori di origine gaetana presenti sono Scipione Pulzone e Sebastiano Conca. Nella pinacoteca sono presenti anche i dipinti di Riccardo Quartararo, Teodoro d’Errico Fiammingo, Girolamo Imparato, Quentin Metsis, Luis de Morales, Fabrizio Santafede, Andrea Vaccaro, Giacinto Brandi, Luca Giordano, Francesco Solimena e Pompeo Batoni. Di particolare rilevanza lo Stendardo di Lepanto, quadro (olio su tela) del pittore Girolamo Siciolante, che raffigura su due lati, il Crocefisso tra i Santi Pietro e Paolo, che fu fatto sventolare sulla nave ammiraglia della flotta pontificia, comandata da Don Giovanni d’Austria, nella battaglia avvenuta nelle acque di Lepanto che portò alla sconfitta degli Ottomani, il 7 ottobre 1571. Il 4 novembre dello stesso anno fu lasciato dal figlio naturale di Carlo V, Don Giovanni d’Austria, nel Duomo di Gaeta.
Tel. 0771/462255 – 0771/4530233-4
Di difficile datazione, fu probabilmente eretto nel VI secolo durante la guerra dei Goti, o nel VII secolo. Notizie certe dell’esistenza del Castello di Gaeta si hanno al tempo di Federico II di Svevia, il quale durante il periodo delle lotte col papato, soggiornò in diverse occasioni in Gaeta, e, intuendone la posizione strategica, nel 1223 vi fece fortificare il castello. La struttura oggi è grande circa mq 14.100, detta Castello Angioino-Aragonese perché composta da due edifici comunicanti, realizzati in due momenti storici diversi, uno più in basso detto “Angioino”, realizzato durante la dominazione francese degli angioini, e uno più in alto detto “Aragonese”, fatto costruire dall’imperatore Carlo V insieme a tutte le altre opere di difesa militare che andarono a rafforzare la Piazzaforte di Gaeta.
Costruito sul Monte Orlando eretto per raccogliere le spoglie di un generale di Cesare, governatore della Gallia, fondatore di Lione e Basilea. Il mausoleo ha una circonferenza di 92,70 m., è interamente rivestito di travertino e culmina in una cornice merlata.
Sul Monte Orlando sepolcro del prefetto della flotta di Marco Antonio negli anni 38-34 a.C., morto suicida nel 20 a.C.
Via De Lieto, 2 Tel. 0771/464293 – 0771/466346
www.pinacotecagiovannidagaeta.it
Orario di apertura: dal Lunedì al Sabato dalle ore 16:30 alle 19:30
Via Annunziata 7/21
Tel. 0771/460090
Orario di apertura:
Lunedì, Martedì, Venerdì: dalle ore 9:30 alle 13:30
Martedì, Giovedì: dalle ore 15:30 alle 18:00
Via Annunziata,7
Tel: 0771/460090 – 0771/464293
Orario di apertura: dal Lunedì al Sabato dalle ore 16:30 alle ore 19:30
Il parco regionale urbano è in effetti una collinetta di 171 m che si distende sul mare. Presenta rocce a strapiombo sul mare e macchia mediterranea. Nella parte più alta è collocato il Mausoleo di Lucio Munazio Planco. Sul lato occidentale le mura e i bastioni di Carlo V e gli edifici militari costruiti in epoca borbonica. Vi sorge il santuario della Trinità. Nel corso delle ere geologiche la conformazione del terreno si è caratterizzata con profonde spaccature, dando origine ad autentici spettacoli della natura. A comporre il mosaico dei colori concorrono la lucentezza degli affioramenti rocciosi, il verde della rigogliosa vegetazione, i riflessi indaco-smeraldo del mare. Al fascino dei luoghi si è aggiunto, nei secoli, un intreccio di storie e leggende che rendono la visita a Monte Orlando un’esperienza densa di emozioni e suggestioni. Gli aspetti della vegetazione di Monte Orlando sono strettamente legati alle vicende storiche di cui è stato oggetto. Da sempre questa zona è stata utilizzata come presidio militare, e durante le dominazioni angioine ed aragonesi, quale roccaforte situata al confine del Regno di Napoli. Alla vegetazione spontanea sono state aggiunte piantumazioni utili per ricavare legname da utilizzare per costruzioni militari, come il rimboschimento di 40.000 alberi effettuato dai Borboni nel 1850, prevalentemente con pini e querce non originarie, che hanno “inquinato” la popolazione naturale, ma hanno creato un rigogliosissimo bosco. Ancora oggi la natura calcarea del terreno favorisce lo sviluppo di una bellissima macchia mediterranea, formata da numerose essenze aromatiche che riempiono l’aria con la loro fraganza. Sono presenti bellissimi esemplari di carrubo che costituiscono una delle stazioni più settentrionali della costa tirrenica. Un intreccio particolarissimo si crea tra il pino d’Aleppo, il leccio, la sughera, la roverella, il lentisco, il mirto, la ginestra, la filirea, l’euforbia ed il cisto nelle tre varietà comune, marittimo e rosa. Una menzione a parte merita la palma nana, unica specie di palma che cresce spontanea in Europa a ridosso delle falesie. La fauna si caratterizza soprattutto per la presenza di avifauna, migratoria e non, rappresentata da gabbiani, upupe, ghiandaie marine e rondoni, mentre numerosissimi passeriformi allietano l’aria con il loro canto. Una coppia di falchi pellegrini nidifica sulle falesie. Nel sottobosco si aggirano piccoli roditori come i moscardini, le arvicole, i ricci.
Serapo Bed and Breakfast – Via Genova, 14 – Gaeta (LT) Italia – Tel. 329 16 66 439 e 329 26 29 985 Email: info@serapobb.it
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